Remise du XXIIIe Prix Italiques à Daria Galateria

Le XXIIIPrix Italiques 2023, décerné à Daria Galateria pour Il Bestiario di Proust (Sellerio, 2022), lui a été remis dans le cadre prestigieux du palazzo Primoli, à la Fondazione Primoli, le 28 février 2024.

Diaporama
(Photos Juliette Chemillier et Marc Cheymol)

  • Jean Musitelli, Daria Galateria, Yves Hersant

 

(Re)voir et écouter l’enregistrement du colloque et de la remise du Prix  (8:20-8:40)
(Ri)guardare e ascoltare la registrazione della conferenza e della consegna del Premio
(8:20-8:40)

 

Discours de Jean Musitelli

On pensait qu’un siècle après la mort de Marcel Proust, tout avait été dit et redit sur son œuvre, qu’elle avait été explorée, disséquée dans ses moindres détails, dans ses plus intimes recoins. C’est donc une belle surprise que nous a réservée Daria Galateria en mettant en pleine lumière un  aspect méconnu de l’auteur de la Recherche, en nous introduisant au cœur de ce qu’elle appelle son Arche de Noé.

Il fallait toute la science proustienne de Daria Galateria, toute sa longue et multiforme familiarité avec Proust pour relever ce défi. L’histoire des relations entre Daria et Marcel est en effet celle d’un long compagnonnage. Professeur de langue et de littérature française à l’Université La Sapienza de Rome, elle a publié, dès 1983, la première édition commentée de la Recherche du temps perdu dans I Meridiani de Mondadori. Elle est reconnue comme l’une des  spécialistes les plus éminentes et passionnées du grand écrivain français. Et au-delà de Proust, son intense activité d’éditrice, de critique et de traductrice de la littérature française en fait une des références incontournables du dialogue intellectuel et littéraire entre nos deux pays.

Le jury a tenu à récompenser, au-delà même de la rigueur méthodologique de son travail, la profonde originalité de son approche, la fécondité du regard sans précédent qu’elle porte sur l’œuvre de Proust. En effet, elle prend résolument le contrepied de l’opinion courante, celle de  Cocteau notamment qui écrivait que dans l’œuvre de Proust « non c’è né un cane né un gatto ». Daria Galateria souligne que c’est à tort « che si è scritto che gli animali nella Recherche sono quasi inesistenti, che quelli veri sono rari, che in Proust c’è nei loro confronti un evidente disinteresse » (p. 107). In realtà, «La Recherche è un’Arca di Noè in cui Proust ha messo in salvo, a centinaia , i suoi animali perduti. Alcuni venivano dalla vita, altri dalle letture » (p. 9). Pour la première fois, on étudie comment les animaux ont été les acteurs de très nombreuses pages de la vie et des œuvre de l’auteur.

L’opera si presenta sotto la doppia forma di un saggio introduttivo di 100 pagine intitolato « L’Arca di Noè » e di un Catalogo di 200 pagine che registra 115 animaux presentati in ordine alfabetico. L’inventario della fauna letteraria proustiana si apre coll’Alcione e si chiude colla Zebra. Per ognuno, sono menzionate  le pagine dell’opera dove appaiono. L’autrice ne elenca le occorrenze non solo nella Recherche, ma anche in Jean Santeuil, nel Contre Sainte Beuve, in Les plaisirs et les jours, nelle lettere, nei quaderni preparatori.

Non si tratta soltanto di un’opera di meticolosa ed esauriente catalogazione. È l’occasione di aprire una riflessione del tutto inedita sul ruolo che Proust intende affidare all’animale nel suo teatro. Daria Galateria  mette perfettamente in luce il fatto che la presenza dell’animale non è puramente decorativa o aneddotica. Ne vous attendez pas à trouver chez Proust des créatures de plume et de poil, à percevoir des gazouillis et des rugissements. Proust ne cherche pas à faire œuvre de peintre animalier. Il n’a d’ailleurs qu’une expérience vécue très modeste de l’animal de compagnie. Non, il s’agit de représentations métaphoriques filtrées par la littérature, l’art, la mythologie… Elles renvoient à des situations et constituent un répertoire des comportements humains (jalousie, snobisme, maladie, vices …), voire à des épisodes personnels de la vie de l’auteur qu’elles contribuent à éclairer, en offrant des clés originales de lecture.

Ci viene cosi’ incontro un Proust inatteso, ma in perfetta consonanza colle molteplici sfaccettature della sua personalità di uomo e di creatore. La lettura che ne fa Daria Galateria costituisce lo stimolo per una riflessione del tutto originale sul rapporto tra umanità e animalità, sulla parte animalesca della razza umana e sulla parte umana del mondo animale. L’approccio proustiano del binomio animalità/umanità fa alternare identificazione e diffenziazione : « Proust spesso, per parlare di sé in modo profondo, lo fa identificandosi con degli animali ». Una volta sarà col baco da seta, un’altra col gufo che vive nel buio : « Io, lo strano essere unmano che, aspettando che la morte lo liberi, vive con gli scuri alle finestre, non sa nulla del mondo esterno, sta immobile come un gufo e, come lui, vede un po’ chiaro solo nelle tenebre » (Jean Santeuil, citato a p. 196). Un’altra volta ancora, colla vespa scarificatrice (e lascio al lettore il piacere di scoprire questo strano animaletto). L’animale permette anche di rappresentare i tratti morali e fisici caratteristici di un personaggio, di una famiglia. Proust insiste su «la qualità ornitologica dei Guermantes» che sono «graziosi come rondini» e vantano « la fecondazione mitologica di una ninfa a opera di un Uccello divino». La duchessa di Guermantes ha «il naso a becco d’uccello» ed è avvolta dalla pelliccia «come da un piumaggio spesso, fulvo e dolce di un avvoltoio». E le jeunes filles en fleur« sono come una banda di gabbiani».

 E quando Proust scrive che « gli animali spesso sono così mal costruiti per l’amore che possono gustarlo solo a prezzo di grandi sofferenze » (p. 12), possiamo intuire che la sua esperienza personale non è del tutto estranea a questa notazione. Come esempio di animali mal costruiti per l’amore dà l’esempio delle  balene, dei ricci, prigionieri della loro corazza, e degli animali con lunghe e ramificate corna, che non possono baciarsi, come  i cervi con la loro possente impalcatura, in grado solo di sfiorarsi con un ramo delle corna.

Daria Galateria nota ancora come esempio della tenerezza o compassione che Proust prova per gli animali è il malessere che gli procura lo spettacolo degli animali rinchiusi nei giardini zoologici per essere offerti alla curiosità dei cittadini. Una visita allo zoo di Parigi, dove vede leoni e orsi in gabbia, come «re in esilio» che hanno perso le loro giungle, gli ispira una riflessione sul fatto che «i veri paradisi sono i paradisi che abbiamo perduto».

Ma non tutti gli animali sono graditi o gradevoli, alcuni sono nauseanti o repellenti o crudeli quando si tratta di illustrare vizi propriamente umani come le nevrosi, il sadismo, o di suggerire  un’insoddisfazione sessuale, che sia di natura etero o omosessuale. Allora, Proust chiama alla riscossa le ostriche, le meduse. La gelosia è simile ad una piovra dai molteplici tentacoli. E definisce l’omosessualità riferendosi esplicitamente all’ ermafroditismo della chiocciola. In quanto alla follia viene illustrata dal macabro episodio della Legenda aurea di Jacopo da Varazze, che narra che il matricida Nerone, volendo conoscere il dolore, del parto ingoia un girino che crescendo dovrà essere sputato sotto la forma di una rana mostruosa.

Par la richesse et la fécondité de son questionnement, par la rigueur d’une analyse qui ne laisse aucun détail dans l’ombre, Daria Galateria ouvre au lecteur de nouvelles portes d’entrée dans l’œuvre de Proust et nous invite à la regarder d’un œil neuf. Il est à souhaiter qu’une traduction de son Bestiario offre au lecteur français la possibilité de découvrir à son tour les mystères et les merveilles de l’Arche de Noé proustienne.

Jean Musitelli

 

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