Buonaiuti tra modernismo e mondo evangelico, Roma 2015

Roma, Facoltà Valdese di Teologia, Aula Magna, 30-31 ottobre 2015

« Ernesto Buonaiuti nella cultura italiana ed europea del suo tempo: tra modernismo e mondo evangelico »

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Presentazione delle tre novità editoriali della Aracne editrice
con la partecipazione dell’editore Gioacchino Onorati, di Paolo Carile,

Marc Cheymol, Jean Musitelli e Giovanni Azzolin

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Personaggio di spicco del modernismo italiano, dotato di un ruolo culturale di primo piano negli anni 1920-1940, sacerdote, dal 1915 Ernesto Buonaiuti fu professore di Storia del Cristianesimo presso l’Università di Roma. Nel 1926 fu colpito dalla scomunica maggiore e, in seguito, venne esonerato dall’insegnamento, ma rimase titolare della medesima cattedra fino al 1931, anno in cui ne venne allontanato perché rifiutò di giurare fedeltà al regime fascista. Nel corso degli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso è stato oggetto di un forte interesse storiografico; particolare attenzione è stata rivolta al fenomeno del modernismo di Buonaiuti e alla sua importanza come storico del Cristianesimo.

Altri settori ugualmente importanti nella complessiva vicenda umana, scientifica e religiosa buonaiutiana sono stati individuati, ma tenuti ancora in disparte. Se ne segnalano tre di sicuro interesse e novità, che si ritiene possano costituire l’asse portante di questo incontro scientifico, da contestualizzare anche alla luce di temi di indagine già esaminati, come ad esempio le tensioni critiche nella Chiesa romana ai primi del Novecento (ovvero il fenomeno del modernismo religioso e sociale) e i rapporti in Italia tra Chiesa e Stato all’epoca del Concordato. Essi sono:

  1.  il circolo di Buonaiuti: discepoli, amici, nemici;
  2.  i suoi rapporti con il mondo degli evangelici;
  3.  i suoi rapporti con la cultura filosofica e religiosa, con la politica e l’editoria del tempo.

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1) Il circolo degli allievi e amici di Buonaiuti costituì un vero e proprio cenacolo intellettuale e religioso; tra i tanti componenti vanno annoverati: Agostino Biamonti, Ambrogio Donini, Adele e Raffaello Morghen, Alberto Pincherle, Giorgio Levi della Vida, Mario e Raffaele Niccoli, Anna De Micco, Lydia von Auw. Ciascuno di essi interpreta in modo personale l’insegnamento di Buonaiuti e percorre vie proprie che attraversano significativamente la cultura novecentesca: dall’impegno politico nelle file del PCI (Donini), a quello ecumenico (De Micco nelle file dell’YWCA), da quello sociale (Fermi a sostegno di Danilo Dolci, von Auw a favore di Amnesty International), a quello universitario (Pincherle, Morghen, Levi della Vida).

Una posizione di rilievo nel discepolato di Buonaiuti hanno avuto le donne: dati i tempi, esse non ricoprono ancora ruoli accademici, ma sono attivissime e tenaci a vario titolo nel portare avanti la sua memoria, sia organizzando incontri culturali e conferenze perché non vada perduto l’insegnamento del maestro, sia scrivendo articoli in riviste femminili impegnate nella promozione spirituale e civile della donna (come la rivista «Ali», poi «Impegno»), fino alla poderosa e ancor oggi insostituibile Bibliografia degli scritti di Buonaiuti, curata da Marcella Ravà, il cui lascito alla Facoltà Valdese di Teologia (Roma) e alla Colombaria di Firenze è stato completamente ricostruito.

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2) Il rapporto di Buonaiuti con gli evangelici in Italia e in Svizzera, dove fu invitato da costoro a insegnare, tenere conferenze, seminari e a predicare nelle loro chiese, fu intenso e prolungato. Le relazioni con gli ambienti protestanti si fanno risalire agli anni della sua rimozione dall’Università. In realtà – come hanno messo in luce recenti

indagini – esse vanno retrodatate almeno al 1926, allorché Buonaiuti pubblica la sua famosa traduzione del Sacro di Rudolf Otto in una collana dell’editore Zanichelli di Bologna, finanziata dalla ACDG, di matrice protestante.

Tra le varie denominazioni evangeliche, particolarmente stretto e fecondo fu il rapporto fra Buonaiuti e i Metodisti Wesleyani. Un ruolo particolare ha avuto in questo il pastore Emanuele Sbaffi, che invitò Buonaiuti a insegnare Esegesi neotestamentaria presso la Facoltà Teologica Metodista di Monte Mario (Roma) e più volte a predicare nella sua chiesa. Altrettanto intensi e prolungati furono i rapporti culturali e spirituali – testimoniati da scambi epistolari e diari del tempo – tra Buonaiuti, il pastore Sergio Carile e il pastore Pier Paolo Grassi.

La linea Buonaiuti-Metodisti è tutta da esplorare, anche perché non tutti i metodisti, in specie quelli episcopali (Luigi Lala), approvarono la sua scelta di restare, malgrado le reiterate scomuniche, fedele alla Chiesa romana.

Da indagare inoltre la linea Buonaiuti-Valdesi (Giovanni Miegge e, per altri aspetti, Giorgio Spini e Valdo Vinay), come i rapporti e le differenze tra la posizione “ecumenica” di Buonaiuti e il “pancristianismo” di Ugo Janni (veterocattolico passato alla Chiesa Valdese), che nelle pagine della sua rivista «Fede e vita» dedicò largo spazio a quello che definiva l’“endocattolicesimo” di Buonaiuti, al quale era accomunato da un forte impegno di rinnovamento religioso in Italia.

Da analizzare poi i rapporti tra Buonaiuti e i Battisti (Whittinghill e soprattutto Giuseppe Gangale).

Infine, a monte di tutto ciò, è opportuno riprendere il discorso sulle forti resistenze di Bonaiuti nei confronti di Lutero.

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3) Il rapporto di Buonaiuti con la filosofia, la politica e l’editoria del tempo è a oggi del tutto inesplorato. Se nota è la sua avversione all’idealismo, compiutamente da esaminare sono le sue “simpatie” per significative figure spirituali-filosofiche come Piero Martinetti, Giuseppe Rensi, Adriano Tilgher.

Da approfondire anche la sua posizione nei confronti di Maurice Blondel, Alfred de Loisy, Lucien Laberthonnière, Henry Bremond, Louis Duchesne, Edouard Le Roy.

Il quadro dei molteplici contatti culturali di Buonaiuti non può omettere la sua variegata attività editoriale e pubblicistica, consegnata non solo alla principale rivista da lui diretta («Ricerche religiose»), ma anche nelle molteplici testate giornalistiche cui collaborò (per esempio «Il mondo» o «Il Tempo») e in pubblicazioni di storia delle religioni di respiro internazionale, come «Eranos Jahrbuch».

Non si possono dimenticare nemmeno i molteplici contatti che ebbe con filosofi e sacerdoti francesi di area “modernista” e con pastori e professori protestanti della Svizzera romanza, in particolare dell’Università di Losanna.

Più generalmente il fenomeno del modernismo, che ebbe un’importanza notevole sul piano culturale e della spiritualità in Occidente, pur avendo coinvolto personalità inglesi e tedesche, costituì soprattutto una crisi franco-italiana. Buonaiuti ebbe un ruolo importante di interlocutore a livello internazionale, ma questa sua dimensione intellettuale europea privilegiò le relazioni con studiosi francesi e svizzeri.

Ente organizzatore: Associazione culturale Italiques, in collaborazione con l’Accademia dei Lincei e con la Facoltà Valdese di Teologia, sotto la direzione di: Paolo Carile, Barbara Faes, Jean Ferrari, Tullio Gregory, Francesco Margiotta Broglio, Walter Tega

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